I nostri cervelli condividono una comune grammatica del colore
Una domanda che ha attraversato secoli di riflessioni, tra filosofia, arte e scienza, è se il colore che vedo io, quando guardo un fiore, un frutto o il cielo, sia davvero lo stesso che vede il mio vicino. Non basta che tutti lo chiamiamo “rosso” o “blu” e che sappiamo distinguerlo in modo coerente: resta l’interrogativo più sottile, quello sulla sensazione interiore, sul vissuto percettivo. È un enigma che ha sempre resistito alla verifica, confinato nell’ambito della soggettività. Ora, però, arriva un dato sorprendente dalla neuroscienza. Un gruppo di ricercatori guidato da Andreas Bartels e Michael Bannert, all’Università di Tubinga, ha dimostrato che i colori sono rappresentati e codificati nel cervello in modo molto simile da persona a persona. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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