L’Odissea di Pennacchi Eterni ritorni a casa e ricordi di bambino

"L’Odissea non è un libro. Non è nemmeno una roba che leggi". Inizia così Andrea Pennacchi. Subito a sottolineare l’ampiezza di un immaginario che travalica i confini dell’oggetto e della parola scritta. Per divenire altro. Un territorio ogni volta inesplorato. Eppure intimo, personale, riconoscibile. Come in questo caso. Dove il poema omerico si presta a intrecciarsi ai propri ricordi di bambino. Pennacchi afferma che il suo innamoramento per il palcoscenico sia nato nel momento in cui è inciampato nel ritorno di Ulisse ad Itaca. E questo momento assoluto torna fra le pieghe di “Una Piccola Odissea“, domani ospite dell’Ultima Luna d’Estate. 🔗 Leggi su Ilgiorno.it

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