L’inevitabile ossessione da social ovvero come ci relazioniamo al mondo nuovo
Chi lavora all’interno di quella che viene famigeratamente chiamata industria culturale, o chi fa lavori che richiedono molta concentrazione, o anche semplicemente chi dedica del tempo a quella che si può definire “vita contemplativa”, in una delle sue mille forme quasi sempre residuali, sa benissimo, lo sappiamo tutti, che lo smartphone è una sorta di dolce, stucchevole, castigo autoinflitto. Un’infinitĂ di tempo-concentrazione-idee fa perdere il quasi sempre inutile “scrollare”. Si sa e si stra sa! Genera una sorta di nausea intontente a cui però non riusciamo spesso a fare a meno, percependo quel dito che fa agitare in su e in giĂą le immagini, quel movimento fittizio, come un’azione vera e propria sul mondo che si srotola davanti come se effettivamente ne fossimo parte. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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Era diventata una ossessione nella sua testa: Antonio Luongo, 69 anni, pensionato - l'uomo che ha ucciso a Ischia a colpi di pistola l'ex suocera e il compagno dell'ex moglie prima di sparare anche all'ex consorte e poi suicidarsi - non pensava ad altro che a q Vai su Facebook
L'inevitabile ossessione da social, ovvero come ci relazioniamo al “mondo nuovo” - Dalla nausea dello scrolling compulsivo alla ridefinizione della coscienza collettiva: lo smartphone non è solo una distrazione, ma il simbolo di un mutamento profondo nel rapporto tra uomo, tecnica e ... ilfoglio.it scrive