La canzone più triste mai scritta da un essere umano
Il critico Stefano Agosti la battezzò libido vocativa. E’ quella forza inconscia che spinge il poeta a dire, sussurrare, gridare, ripetere, cifrare, anagrammare, far risuonare all’infinito il nome dell’amata. Non ho nessuna pezza d’appoggio per dimostrarlo, ma ho il sospetto che questa pulsione trovi terreno tanto piĂą fertile quanto piĂą i nomi sono pieni di vocali aperte o di consonanti liquide – le prime che i bambini imparino a pronunciare, le prime che soccorrano l’urgenza di esprimersi. Dalla Laura che ispirò a Petrarca variazioni forsennate (“l’aura che ’l verde lauro et l’aureo crine”) alla Lolita di Nabokov, la letteratura è attraversata da una corrente sottomarina di lallazioni desideranti o luttuose. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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Filippo Graziani, Canzone Triste e il Ponte della Marina Vai su Facebook