Quando l’agricoltura si piega all’export a pagare è sempre la terra
È buono ciò che ci fa stare bene o ciò che conviene vendere? La risposta sembra ovvia, ma nei campi di pomodori dell’Iran e tra le piantagioni di quinoa in Bolivia, le cose si fanno più complesse. La domanda estera trasforma paesaggi, ridefinisce abitudini alimentari, altera equilibri millenari. E quasi mai si chiede quanto potrà durare. Secondo un’indagine di The Economist, l’Iran ha sviluppato negli ultimi anni una rete occulta di esportazione di frutta e ortaggi verso gli Emirati Arabi Uniti. Si tratta di un commercio che aggira le sanzioni internazionali, ma anche le regole del buon senso ambientale: per garantire angurie, pomodori e cavolfiori a basso costo nei mercati di Sharjah e Dubai, il paese sta letteralmente svuotando le proprie riserve idriche sotterranee. 🔗 Leggi su Linkiesta.it
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