In morte di Razia Jan che dall’America tornò a Kabul per l’istruzione delle ragazze afghane
Quando Razia Jan rimise piede in Afghanistan, era il 2002. Mancava dal suo paese da più di trent’anni, dopo una vita trascorsa a Duxbury, Massachusetts, dove gestiva una catena di lavanderie, routine di provincia e tenacia imprenditoriale. Fu il crollo delle Torri gemelle a svelarle l’urgente bisogno di aiutare gli altri: un impulso netto, non retorico. Si spese per le vittime dell’attentato, realizzando coperte di pile per gli operatori sanitari d’urgenza e trapunte ricamate con i ritratti dei pompieri e dei poliziotti morti. Anche il suo Paese, l’Afghanistan, necessitava di un aiuto, e fu così che iniziò per Razia Jan un cammino a ritroso che l’avrebbe portata sempre più spesso a vivere, operare, lottare per un popolo annientato dall’ennesima guerra. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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