Chi è il performative male?
Pantaloni baggy, matcha-latte e l'ascolto di un disco di Clairo in vinile. Un libro di Sylvia Plath, una macchina fotografica analogica, una T-shirt ironica e le passeggiate nel parco di London Fields alle undici del mattino. Magari anche l'ordine di una blind box Labubu su Vinted e la tote bag di una caffetteria di nicchia. Se una di queste cose, o la loro combinazione, ti fa sentire come se fossi scivolato in un tombino e avessi battuto la testa, non è colpa tua. Il fatto è che nelle ultime settimane il mondo dei social, già pieno di tendenze sceme, ne ha partorita un'altra: quella del “performative male”. 🔗 Leggi su Gqitalia.it
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