Vasco Proust e l' importanza dei tempi verbali
Questa settimana sono per lo più al volante, e in macchina ascolto malvolentieri i notiziari. La mia compulsione di commentatore si rovescia così sui testi delle canzoni che via via mi propone una playlist di cantautori italiani su Spotify. Ieri per esempio mi sono sorpreso a ragionare su Liberi liberi – la ascoltavo in terza media – e sul gioco sottile che Vasco Rossi allestisce con i tempi e i modi verbali. La strofa, esitante, tesse una ragnatela di condizionali e di congiuntivi trapassati, di vite ipotetiche e di fantasticherie retrospettive, neanche a cantare fosse l’Ulrich di Musil, finché arriva a squarciarla, trionfante, l’indicativo a voce spiegata di quel “Liberi liberi siamo noi, però liberi da che cosa?”. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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