Come la poesia di Mandel’stam sopravvisse a Stalin grazie all’amore di sua moglie
Un uomo cammina a fatica di notte, piove. Siamo nella Mosca staliniana. Anni Trenta. Spie dovunque, tutto deve essere sotto controllo. L’uomo che cammina è giovane, ma le gambe tremano; è malnutrito (vive di tè, fuma, qualche rara volta la moglie riesce a procurarsi e cucinare un pugno di ceci, altre volte un uovo, che divide col marito). Scrive poesie, non dovrebbe, non deve. Quando ci sono le perquisizioni nella topaia che puzza di muffa e che condivide con la moglie gli scagnozzi del regime, frugando tra le sue carte, non devono trovare poesie. NĂ© devono trovare dell’inchiostro. L’ordine arriva da Stalin: le poesie dell’uomo non devono sopravvivere. 🔗 Leggi su Ilfattoquotidiano.it
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“Rimanere umani nell’istante dell’estrema sofferenza”. Su Nadežda, la donna che ha inventato Osip Mandel’štam; Osip Mandelstam, poeta di genio condannato da Stalin | Cultura | Parola; Nadežda Mandel'štam: questa contrada nell'acqua buia.