Ex operaie Lebole lettera a Bertelli | Conservi la storia della fabbrica
Arezzo, 31 luglio 2025 – Chiedono che rimanga un segno della loro storia nel progetto di rinascita della  Lebol  e, sotto il segno di Bertelli. Lo hanno fatto con una lettera aperta, indirizzata all’imprenditore aretino: sono un gruppo di ex operaie Lebole, per gli aretini le “leboline”. La ragione? “Custodire una storia che ha segnato lo sviluppo della città ” fin dagli anni Settanta. Ivana Peluzzi ne è la portavoce. Ha lavorato per quarant’anni nella grande fabbrica, è stata l’ultima segretaria del Consiglio di fabbrica e pure l’ultima operaia ad uscire, il giorno della chiusura, nel 2002. Ivana Peluzzi come nasce la lettera a Bertelli? “Abbiamo accolto con gioia l’iniziativa dell’imprenditore e ne apprezziamo l’impegno. 🔗 Leggi su Lanazione.it
© Lanazione.it - Ex operaie Lebole, lettera a Bertelli: “Conservi la storia della fabbrica”
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Signor Bertelli, non dimentichi la nostra storia: la voce delle ex operaie Lebole per il futuro di Arezzo - Gent.mo Dottor Patrizio Bertelli, siamo un gruppo di ex operaie della Lebole e abbiamo accolto con piacere la notizia della sua decisione di acquisire l’area di via Ferraris, ponendo così fine al degrado che, da oltre vent’anni, avvolge quei capannoni ormai abbandonati.
Ex operaie Lebole, lettera a Bertelli: “Conservi la storia della fabbrica”; Appello a Patrizio Bertelli dalle ex operaie: Nella nuova area Lebole lasci un segno della nostra storia; Le Leboline scrivono a Bertelli: Lasci un segno della nostra storia.
Ex operaie Lebole, lettera a Bertelli: “Conservi la storia della fabbrica” - Chiedono che nel progetto di rigerazione sia prevista un’area che mantenga viva la memoria di ciò ... Scrive lanazione.it
Appello a Patrizio Bertelli dalle ex operaie: "Nella nuova area Lebole lasci un segno della nostra storia" - “Gentilissimo dottor Bertelli, siamo un gruppo di ex operaie della Lebole e abbiamo letto con piacere la sua decisione di acquisire l’area di via Ferraris e di porre quindi fine al suo degrado”. Da corrierediarezzo.it