Pausa bagno caffè o sigaretta negata? L’azienda deve pagarti i danni
Oltre alla retribuzione, al versamento dei contributi, alle ferie o ad alcune indennità, i lavoratori dipendenti hanno diritto alla pausa nella giornata lavorativa. Il fondamento è all’art. 8 del d. lgs. 662003, che stabilisce che – quando l’orario di lavoro giornaliero supera le sei ore – il dipendente ha diritto a una interruzione di durata non inferiore a dieci minuti. In questo breve lasso di tempo, sarà possibile andare in bagno, bere un caffè, fumare una sigaretta (in appositi spazi) o comunque svolgere attività di breve svago. Ecco perché, se il datore vìola questa regola e – soprattutto – lo fa sistematicamente nel corso del tempo, si esporrà al risarcimento danni alla salute nei confronti dei dipendenti, a cui la pausa è stata negata. 🔗 Leggi su Quifinanza.it
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Pausa bagno negata, scatta il risarcimento per danni morali - Dalla richiesta negata di espletare un bisogno fisiologico di chi sta svolgendo le proprie mansioni, può derivare un risarcimento economico gravante sul datore di lavoro? Se guardiamo alla più recente giurisprudenza della Corte di Cassazione, la risposta è affermativa e invita tute le aziende ad adottare una linea di maggior equilibrio tra esigenze di produttività e dignità del lavoratore.
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