La libertà di raccontare In Guinea per formare giornalisti | Vigiliamo sulla democrazia

Saran indossa un abito elegante, di un verde smeraldo acceso, al collo, alle dita, sui polsi, ha gioelli vistosi, le unghie laccate e i capelli sistemati in dreadlock corti. Sembra pronta per una festa, un ricevimento. Le sue colleghe sfoggiano vestiti altrettanto sfarzosi, alcuni sono tradizionali, altri sono molto stretti su vita e fianchi, per allargarsi sulle caviglie, sul capo alcune portano le parrucche, altre coprono i loro ricci crespi sotto veli che incorniciano il volto. IL PRIMO IMPATTO Fin dall’inizio mi colpiscono i loro sorrisi, quando si impegnano nel tentativo di pronunciare bene il mio nome, ma soprattutto il cognome, che da queste parti diventa Perussì, con l’accento sulla i finale, alla francese. 🔗 Leggi su Quotidiano.net

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