Gli scatti d’ira e i videogiochi il racconto dei genitori di un Hikikomori 15enne | Alza le mani contro di noi ma togliergli il pc è stato un errore

Per Dario la sua cameretta, con la porta chiusa, è l’unico posto in cui si sente tranquillo. Le cuffie sono sulle orecchie, il pc è acceso su qualche videogame mentre dalla tapparella abbassata non filtra neanche uno spiraglio di luce. Potrebbero essere le 5 di pomeriggio come le 2 di notte, lui è lì. Dorme poco, esce solo per mangiare. A scuola non ci va. È un Hikikomori, un giovane in «ritiro sociale» che non esce di casa e non cerca mai il contatto umano. Come lui, secondo diversi studi, in Italia ci sono tra le 50mila e le 200mila persone. L’isolamento e gli scatti d’ira. A raccontare al Corriere della Sera la storia del 15enne Dario, nome di fantasia, sono i suoi genitori. 🔗 Leggi su Open.online

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Gli scatti d'ira e i videogiochi, il racconto dei genitori di un Hikikomori 15enne: «Alza le mani contro di noi, ma togliergli il pc è stato un errore.

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