L’amara lezione di Bengasi e la debacle del soft power L’analisi di Arditti
L’episodio di Bengasi rappresenta una poderosa dimostrazione di come il soft power possa facilmente trasformarsi in una debacle. Quando i ministri europei sono stati respinti senza appello, è stato chiaro che le dinamiche di potere sul terreno libico sono molto più complesse e resistenti di quanto si possa pensare. Questo episodio ci invita a riflettere su come le strategie diplomatiche spesso si scontrino con realtà dure e ostinate, lasciando molto su cui meditare.
È andata così: i ministri dell’Interno di Italia, Grecia e Malta – insieme al commissario europeo per la Migrazione – sono atterrati l’8 luglio a Bengasi per incontrare il governo orientale libico guidato da Osama Hammad. E appena messi piede a terra sono stati dichiarati persona non grata, rispediti indietro e costretti a una partenza immediata. Non è un incidente. È un segnale. Politico, preciso, inequivocabile. Chi comanda a Bengasi – cioè Hammad e, soprattutto, il generale Haftar – ha voluto far capire all’Europa due cose semplici. La prima: non si entra in Cirenaica come turisti, senza invito, dopo aver incontrato il governo rivale di Tripoli. 🔗 Leggi su Formiche.net
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