Quando la fotografia cattura un attimo di immortalità
Quando la fotografia cattura un attimo di immortalità, il tempo sembra fermarsi. Due secoli fa nacque questa forma d'arte rivoluzionaria, inizialmente chiamata eliografia, un omaggio al sole prima ancora che alla luce. Quell’immagine primitiva, come "Point de vue du Gras", appariva quasi astratta, tra oscurità e luce. Ma nel 1839, con il dagherrotipo di Louis Daguerre, la fotografia divenne un potente strumento di realtà e memoria, capace di narrare storie senza parole.
Due secoli fa nasceva la fotografia, ma il suo nome di battesimo fu eliografia: un omaggio al sole, prima che alla luce. A vederlo quel primo campione dopo tanti tentativi, che Joseph Nicéphore Niépce titolò Point de vue du Gras, sembra poco più che una macchia indistinta, tra oscurità e chiarore. Poi alcuni anni dopo, nel 1839, la fotografia apparve più verosimile; fu chiamata dagherrotipo, dal suo autore Louis Daguerre, ed ebbe un soggetto che ne avrebbe fatto di strada: Boulevard du Temple, il Viale del Tempio. La fotografia ha una storia piuttosto recente, ma ciò non toglie che abbia un’età antica, un medio evo e un’età moderna: la prima è quella del dagherrotipo, la seconda delle foto in bianco e nero, la terza del colore. 🔗 Leggi su Panorama.it
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