La nuova strategia del Ppe mina la leadership di Ursula von der Leyen
La nuova strategia del PPE mette in discussione la leadership di Ursula von der Leyen, con una mossa politica senza precedenti: la presentazione della nona mozione di censura dalla nascita delle istituzioni europee. Guidati dagli alleati di George-Nicolae Simion, i parlamentari di estrema destra sfidano apertamente il ruolo della Commissione, mentre il gruppo S&D minaccia di abbandonare una maggioranza ormai labile. La tensione è palpabile: il futuro dell’Europa rischia di essere riscritto.
PiĂą che il deposito della nona mozione di censura nella storia delle istituzioni europee dai Trattati di Roma in poi, presentata da settantotto parlamentari di estrema destra guidati dai seguaci del leader populista rumeno George-Nicolae Simion, e l’annuncio del gruppo S&D di voler uscire dalla cosiddetta maggioranza Ursula che esiste ormai in teoria, ma molto meno nelle aule parlamentari se la Commissione europea non tornerĂ sui suoi passi indietro in materia di impegni ambientali, ha fatto molto rumore a Bruxelles una lunga intervista di Manfred Weber a Euractiv. Il leader del Ppe conferma, e anzi giustifica, la «politica dei due forni», e cioè le alleanze flessibili fra un’ampia coalizione europeista che può contare teoricamente sul sostegno di quattrocentocinquantaquattro parlamentari (Ppe-S&D-Renew-Verdi), e un nuovo accordo di centrodestra o euroscettico che può raccogliere fino a quattrocento parlamentari (Ppe-Ecr-Patrioti-Sovranisti), facendo così a meno dei voti socialdemocratici, liberali e verdi, che non arrivano insieme a trecento seggi. 🔗 Leggi su Linkiesta.it
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