Le alterne fortune dell’architettura brutalista a Benevento
Le alterne fortune dell’architettura brutalista a Benevento raccontano una storia affascinante di innovazione, sfide e rinascite. Nato dall’estro visionario di Le Corbusier, questo stile audace ha attraversato decenni di trasformazioni, lasciando il segno nel paesaggio urbano della città. Scopriamo insieme come il brutalismo si sia evoluto, sfidando pregiudizi e riscoprendo nuova vita, e perché continua a suscitare interesse tra architetti e appassionati. Un viaggio tra passato e presente che non lascia indifferenti.
Tempo di lettura: 3 minuti Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del Civico22. “L’architettura brutalista, come si sa, ha un padre nobilissimo: l’architetto svizzero Le Corbusier, che teorizzò l’uso del calcestruzzo “bruto”, a faccia vista cioè, per evidenziare con forza espressiva le strutture portanti, plasticamente disposte senza mediazioni e senza abbellimenti. A Benevento, l’avventura di questo stile architettonico cominciò con un giovane Nicola Pagliara, che nel 1960 progettò la centrale dei telefoni SET, una “scatola introversa” dal chiaro brutalismo: solo calcestruzzo a vista, volumi geometrici, un massiccio basamento pieno, ombre nette e tagliate che gli edifici limitrofi stampano sulle facciate. 🔗 Leggi su Anteprima24.it
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Civico22, Iorio: ‘Le alterne fortune dell’architettura brutalista a Benevento’.
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