La nomenclatura delle guerre dice molto di quanto poco capiamo il mondo
se si osservano con la lente dell’interpretazione, delle narrazioni e delle percezioni sociali. La terminologia adottata riflette non solo i fatti, ma anche le nostre paure, aspettative e limiti di comprensione. In un mondo in costante agitazione, scoprire cosa si cela dietro una semplice etichetta può aprire porte verso una più profonda consapevolezza del nostro contesto globale.
È singolare il modo in cui, pur mugugnando contro i suoi modi rudi, molti commentatori hanno iniziato a chiamare il conflitto fra Israele e Iran col nome scelto da Donald Trump, ossia “Guerra dei dodici giorni”. La nomenclatura delle guerre dice molto di come percepiamo il mondo e, soprattutto, è una spia di quanto (poco) ne capiamo. Se uno scruta le guerre col microscopio, il più delle volte sembrano piuttosto brevi; diventano lunghe solo osservandole col cannocchiale. Ad esempio, la Guerra dei cent’anni, che in realtà ne durò centosedici, può essere suddivisa in due periodi di una quarantina d’anni ciascuno, con battaglie fra inglesi e francesi tanto diradate da sembrare talora sconnesse, più un intermezzo di trentaquattro anni, in cui le nazioni belligeranti avevano altro a cui pensare, e soprattutto una pace firmata la bellezza di novantatré anni prima dell’effettiva conclusione del conflitto. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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O l’Europa porrà fine alle guerre o le guerre porranno fine all’Europa Vai su Facebook
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