‘Ho ancora le mani per scrivere’ | le voci di 222 gazawi mentre si consuma il genocidio
In un mondo che sembra voltarsi dall'altra parte, le voci di Gaza risuonano come un grido disperato nel silenzio mediatico. Mentre il conflitto tra Israele e Iran si intensifica, è fondamentale non perdere di vista le storie di chi soffre in prima linea. Le cronache quotidiane ci ricordano che, sotto il velo della "secondarietà", si nascondono drammi umani che meritano attenzione e solidarietà. È ora di ascoltare e fare sentire la nostra voce.
Nei giorni in cui Gaza viene definita “un fronte secondario” a seguito dell’attacco israeliano all’Iran iniziato nella notte tra il 12 e il 13 giugno scorso, la cronaca quotidiana ci mostra che per quanto riguarda l’intensità dei bombardamenti e l’accanimento contro i palestinesi, “secondario” è solo un eufemismo. Le prime pagine dei giornali e i servizi di apertura dei tg sono dedicati all’ultima folle impresa di Netanyahu, distruggere l’arsenale atomico di Teheran per arrivare a un “regime change”, ma i social continuano a mostrarci l’orrore del genocidio di Gaza. Video, foto, semplici scritti di palestinesi che affidano a Instagram, Facebook o X quelli che spesso sono i loro ultimi pensieri prima di essere uccisi. 🔗 Leggi su Ilfattoquotidiano.it
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‘Ho ancora le mani per scrivere’: le voci di 222 gazawi mentre si consuma il genocidio; Come scrivere di Gaza? Poesie di Fady Joudah e Mosab Abu Toha.
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