E Cioran brindò alla fine dell’umanità

Emil Cioran, il filosofo del caos e della malinconia, ha trascorso la sua vita a corteggiare il mistero della fine. Con un pensiero che sfidava l’esistenza stessa, e una visione apocalittica come gioiosa liberazione, ha scritto per soothing l’anima tormentata. Trent’anni fa, il 20 giugno, ha deciso di brindare alla fine dell’umanità, lasciandoci con un’eredità fatta di riflessioni profonde e inquietanti. La sua poesia è un invito a riflettere sulla nostra fragile condizione umana.

Dopo averla corteggiata per tutta la vita, il 20 giugno di trent’anni fa Emil M.Cioran si unì alla morte. Aveva annunciato il suicidio tante volte, poi avrebbe confessato che quell’annuncio era l’unico modo per sopravvivere. L’idea del suicidio, per lui, salva la vita; è l’arte di uccidersi col pensiero. E aveva prospettato la fine dell’umanità come una gioiosa apocalissi. Cioran fu scrittore e nullafacente, e sintetizzò le due attività scrivendo da nullapensante, ovvero da pensatore del nulla. Allievo di Leopardi, di Pascal e di Baudelaire ma anche, soprattutto nello stile, di Nietzsche, con cui condivise l’annuncio della morte di Dio ma anche l’assurda sorte di avere un padre prete, pastore luterano il filosofo tedesco, pope ortodosso lui. 🔗 Leggi su Panorama.it

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