Danny Boyle | 28 Anni Dopo è un film sugli zombie ma anche sulla Brexit e sul Covid
trasformato, affrontando sfide politiche e social senza precedenti. "28 Days Later" di Danny Boyle non è solo un apocalittico racconto zombie, ma anche uno specchio inquietante della nostra realtà contemporanea, fatta di crisi sanitarie, tensioni globali e dipendenza digitale. A distanza di 28 anni, il film rimane un potente simbolo delle paure e delle sfide che ancora ci attanagliano, spingendoci a riflettere sul nostro futuro.
Sono passati più di vent’anni dall’arrivo nelle sale del cult che ha rivoluzionato il genere dello zombie-movie “28 giorni dopo”. E, da allora, di cose simili a quelle del film se ne sono concretizzate un bel po’: una pandemia su scala globale, ad esempio. L’anestetizzazione sociale che ha “zombificato” sempre di più l’umanità con una vera e propria schiavitù digitale, tra smartphone e social. O, ancora, un paese intero (il Regno Unito) che si è staccato formalmente, economicamente e anche un po’ socialmente dal resto della terraferma con la Brexit. Ora, quindi, dovrebbero essere più che chiari i motivi che hanno spinto il regista britannico Danny Boyle, premio Oscar per The Millionaire, a tornare in prima persona dietro la macchina da presa per riflettere nuovamente sull’apocalisse con “28 anni dopo”, terzo capitolo della saga iniziata nel 2002 in uscita nelle sale italiane il 18 giugno di quest’anno. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
© Ilfoglio.it - Danny Boyle: “28 Anni Dopo è un film sugli zombie, ma anche sulla Brexit e sul Covid”
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