28 anni dopo recensione | in un mondo violento Danny Boyle ci ricorda di amare e poi morire
Dopo 28 anni, Danny Boyle torna sul grande schermo con un sequel che supera le aspettative, offrendo una riflessione più matura e articolata sul mondo di oggi. In un contesto violento e complesso, il film ci invita a riscoprire il valore dell’amore, della famiglia e della mortalità, anche in epoche di incertezza come quella della Brexit. Un'opera che non solo intrattiene, ma invita a pensare.
Al cinema l'attesissimo sequel del cult post-apocalittico del 2002; un film più complesso e profondo del precedente, capace di parlare ancora di famiglia, morte e. Brexit. Nell'ormai lontano 2002 uscì un film in grado di riscrivere i dettami del genere post apocalittico: stiamo parlano di 28 giorni dopo, reinterpretazione dello zombie movie nel quale gli infetti si facevano terribilmente aggressivi e veloci, costituendo con ancora maggior forza l'elemento di imprevedibilità e orrore che caratterizzava questo tipo di pellicole fatte per tenere sempre sulla corda lo spettatore. È proprio per questa sua importanza che all'annuncio dell'uscita di un nuovo sequel tutti gli appassionati hanno temuto l'ennesimo tentativo di riciclare un'idea rivoluzionaria per farne un prodotto di marketing. 🔗 Leggi su Movieplayer.it
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