L’occidente instabile non sa se può sottrarsi al suo destino di auto consumazione
L'Occidente, intrappolato in un ciclo di auto-consumazione, fatica a sfuggire al suo destino di instabilità. La parola "consumismo" porta con sé un’aura negativa difficilmente ignorabile, spesso avvolta da moralismi. Tuttavia, si tende a trascurare una domanda fondamentale: quale sarebbe una visione equilibrata che valorizzi il vero ruolo del consumo? È proprio questa riflessione che ci invita a riscoprire un approccio più consapevole e sostenibile al nostro stile di vita.
Nel nostro linguaggio la parola “consumismo” ha sempre una torsione negativa. Non vi è praticamente nessuna bocca da cui questa parola non esca con un soffio di stantio moralismo. Si dice, ovviamente, che i consumi sono necessari per lo sviluppo economico e per la crescita, che la funzione della produzione è soddisfare la domanda e che il consumo è il solo fine e il solo scopo di tutta la produzione. Non si ascolta mai, invece, una difesa del perché consumare, nel senso più ampio del termine, sia in realtà qualcosa che fa tutt’uno con la vita. Figuriamoci, poi, nell’era del climatismo e di una sorta di pagano ritorno a una celebrazione della natura e del buon selvaggio, quanto si possa non capire questa semplicissima realtà. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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