La misteriosa origine dell’onomatopea
Da Joyce, la parola onomatopeica più lunga in inglese ci conduce in un viaggio tra suoni e simboli, dove il linguaggio si trasforma in un’arte sonora. Questa straordinaria creazione rivela come i suoni possano evocare emozioni e immagini, sfidando le convenzioni della comunicazione. Ma qual è l’origine di questo fenomeno affascinante? Scopriamolo insieme, esplorando il mistero che si cela dietro la nascita delle parole che suonano come ciò che descrivono.
«Bababadalgharaghtakamminarronnkonnbronntonnerronntuonnthunntrovarrhounawnskawntoohoohoordenenthurnuk!», brontola il tuono in Finnegans Wake e, a quanto mi risulta, è la più lunga parola onomatopeica in lingua inglese (l’onomatopea, o fonosimbolismo, è il «fenomeno che si produce quando i suoni di una parola descrivono o suggeriscono acusticamente l’oggetto o l’azione indicata»). Nel romanzo di Joyce è la prima di dieci parole-tuono lunghe cento lettere ciascuna, ma anche una mappa in miniatura dell’umanità perché, dopo l’iniziale e balbettante Babele di «bababad», è composta da parole che indicano il tuono in arabo, hindi, giapponese, italiano, irlandese e altre lingue. 🔗 Leggi su Linkiesta.it
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