La Russa sgombra il campo | Trump non è un modello È il capo di un paese amico e va rispettato
In un mondo dove simboli e storie si intrecciano, Ignazio La Russa smaschera con ironia le tensioni tra passato e presente, lasciando spazio a riflessioni profonde sul rispetto e l’identità. Tra busti di figure storiche e battute taglienti, emerge il suo modo unico di affrontare le sfide della politica e della memoria, dimostrando che anche nelle situazioni più complesse, un sorriso può aprire nuovi orizzonti. Terzo...
Nell’ufficio presidenziale del Senato, tra un busto di Giulio Cesare e un mezzobusto di Lenin, Ignazio La Russa accoglie l’intervistatore di La Stampa con la consueta ironia disarmante. Alla domanda, volutamente provocatoria, su cosa ci facciano quelle effigi sullo scaffale, la risposta arriva secca, accompagnata da una risata che smorza ogni pretesa ideologica: «Perché, con quello del Duce che era di mio padre io che ci azzecco?». Terzo mandato: regole uguali per tutti. È questo il tono che segna l’intera conversazione: un misto di sobrietà istituzionale e fermezza politica, in cui La Russa, senza cedere a slogan, tocca i nodi più delicati dell’ agenda del centrodestra. 🔗 Leggi su Secoloditalia.it
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