I condannati in tv | professarsi innocente non basta

In un’Italia dove i condannati in TV si proclamano innocenti con insistenza, la realtà dei fatti spesso si perde tra verità e mistificazione. Anche di fronte a sentenze definitive e alla legge che stabilisce l’assenza di “ogni altro ragionevole dubbio”, il mistero continua a alimentare dubbi e sospetti. È un fenomeno complesso, che coinvolge non solo la giustizia, ma anche la percezione pubblica e la narrazione mediatica. Ma perché questa dinamica persiste?

di Rosamaria Fumarola Il seguito che alcuni casi di cronaca nera godono nel nostro paese, anche quando esistono sentenze passate in giudicato e pronunciate “ogni altro ragionevole dubbio” è dovuto ad una componente di mistero fomentata spesso dai condannati e dai loro difensori. È un po’ quello che mutatis mutandis (mi si perdonerà l’accostamento forse un po’ irrispettoso) accade quando il fedifrago nega ad oltranza il proprio tradimento nei confronti della moglie, anche in presenza di evidenze che lo inchiodano alle proprie responsabilità. Costui sa bene infatti che professarsi innocente insinua comunque un dubbio in chi ascolta, il dubbio che ad essere accusato sia una persona incolpevole. 🔗 Leggi su Ilfattoquotidiano.it

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