False fatture e truffa Diciotto indagati L’ombra del falso sui certificati di bonifica
Un'ombra di inganno si stende sul settore militare con 18 indagati, tra cui alte cariche navali e funzionari, coinvolti in un'indagine che ha portato alla luce oltre 14 milioni di euro in false fatture, truffe e corruzione. La maxi operazione, condotta da Guardia di Finanza e Carabinieri della Marina sotto la guida del sostituto procuratore Elisa Loris, smaschera un sistema illecito che mette a rischio integrità e trasparenza. La vicenda evidenzia come il falso possa minacciare anche settori strategici e pubblici.
Diciotto indagati, tra cui un ammiraglio, un contrammiraglio e tre funzionari dell’Arsenale militare, oltre 14 milioni di euro in false fatture, episodi di truffa ai danni dello Stato e corruzione. Sono i numeri della maxi indagine con cui la guardia di finanza e la compagnia dei carabinieri della Marina, coordinate dal sostituto procuratore Elisa Loris, hanno messo sotto la lente l’attività di alcune aziende che operano all’interno dell’Arsenale della Marina, nonché i rapporti tra l’amministrazione militare e alcune imprese. Una prima svolta, dopo gli interrogatori di aprile, si è avuta in questi giorni, per effetto dell’ordinanza cautelare con cui il gip Tiziana Lottini, nel rigettare le richieste di adozione di misure interdittive a carico di dieci delle persone indagate, ha disposto il sequestro preventivo di denaro nei confronti di tre degli iscritti nel registro: si tratta di Fabrizio Maraglia, 60enne all’epoca dei fatti rappresentante legale della Siman, per il quale è stato disposto il sequestro di circa 4,5 milioni di euro; di Marco Faconti, negli anni amministratore delle aziende San Marco Service, San Marco Costruzioni Navali, Fama costruzioni meccaniche, Gemini, TeMa e Carpenluni, per poco più di 5,5 milioni; e di Michele Invernizzi, fino a pochi anni fa funzionario tecnico dell’Arsenale, per duemila euro. 🔗 Leggi su Lanazione.it
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