Bisturi e sali d’ammonio per la storia Le Clarisse un museo ’en plein air’
Nel cuore delle Clarisse, tra storia e memorie secolari, si conservano testimonianze preziose di un passato ricco di fede e cultura. Due epigrafi, una presso la porta della chiesa di Santa Cecilia e l’altra al convento, raccontano storie che affondano le radici nel XVI secolo, rivelando dettagli affascinanti sulla consacrazione e sulla vita religiosa di quei tempi. Scopriamo insieme i segreti di questi reperti che rendono il museo un autentico en plein air di storia.
La prima, collocata presso la porta della chiesa di santa Cecilia, riporta la data del 18 settembre 1594, anno di consacrazione della chiesa del convento da parte di Giovanni Battista Salvago, vescovo della Diocesi di Luni e Sarzana dal 1590, membro di una nobile famiglia genovese e diplomatico alla corte imperiale. La seconda epigrafe, situata presso la porta del convento, ha un’iscrizione, in parte abrasa, che riporta la data del 22 maggio 1729 quando chiesa e altare maggiore furono intitolati a santa Cecilia. La terza epigrafe, datata 1789, è stata donata al convento da Mariano Pensa, monaco olivetano superiore del monastero di Nostra Signora delle Grazie. 🔗 Leggi su Lanazione.it
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Bisturi e sali d’ammonio per la storia. Le Clarisse, un museo ’en plein air’ Come scrive msn.com: A spasso con il restauratore Caropreso nel sito di origine rinascimentale che domina le colline spezzine.