Il suicidio dell’istituto referendario

Il fragile equilibrio del nostro sistema democratico sembra vacillare sotto i colpi di un "suicidio assistito" orchestrato dai partiti, che finora hanno cercato di limitare il potere dei cittadini nell’attività legislativa. L’istituto referendario, nato nel 1948 per rafforzare la sovranità popolare, è stato progressivamente eroso, lasciando aperta una domanda cruciale: fino a che punto la volontà popolare può ancora essere rappresentata e tutelata? La risposta potrebbe risiedere nel ripristino di questo strumento fondante della democrazia diretta.

Se è un suicidio, occorre constatare dire che è “suicidio assistito”. Da chi? Dai partiti. Non sono mai stati entusiasti dell’interferenza diretta dei cittadini nell’attività legislativa. L’istituto referendario era stato introdotto dall’art. 75 della Costituzione del 1948, a beneficio della sovranità popolare legislativa diretta. Tuttavia la legge n. 352, che ne disciplina l’esercizio, è stata approvata assai tardivamente, dopo il ’68, il 25 maggio 1970. Si tratta di referendum abrogativo: i cittadini possono solo abolire una legge o parti di essa, dando luogo ad una nuova formulazione legislativa. 🔗 Leggi su Bergamonews.it

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REFERENDUM ABROGATIVO IN TEMA DI EUTANASIA LEGALE

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