Un commissario per l’alta velocità
L’annuncio della nomina di un commissario per l’alta velocità sulla linea Adriatica rappresenta un passo importante verso il miglioramento delle infrastrutture italiane. Un segnale che, nonostante le sfide, dimostra la volontà di accelerare i tempi e semplificare le procedure. Tuttavia, in un paese dove anche le operazioni più ordinarie richiedono una regia speciale, si apre un interrogativo: riusciremo davvero a trasformare questa iniziativa in risultati concreti e duraturi?
La nomina di un commissario per l’alta velocità sulla linea Adriatica è senz’altro una buona notizia, pur con tutte le incognite del caso. Considerazione preliminare: l’Italia è il Paese (straordinario) in cui serve un commissario anche per fare cose normali, o quasi, come “la progettazione, l’affidamento e l’esecuzione degli interventi di velocizzazione e potenziamento” (così nella nota del Mit) di una linea che l’Ue da anni ci chiede di adattare agli standard delle direttrici strategiche della rete transeuropea dei trasporti (linee Core Ten-T). Ecco, altrove forse non si scomporrebbero più di tanto, da noi l’impresa è titanica, a maggior ragione – dicevamo – in un Paese nel quale ci vogliono anni e quintali di scartoffie anche solo per spostare una panchina, specie se si considera che dalla linea adriatica dovranno correre treni passeggeri fino ai 300 chilometri all’ora e transitare convogli merci al ritmo di 176 al giorno, uno ogni otto minuti, direzione i porti di Taranto e Gioia Tauro, e viceversa. 🔗 Leggi su Ilrestodelcarlino.it
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ALTA VELOCITA': FINANZIAMENTO DA 25 MILIONI PER IL TRATTO EST | 29/07/2021
