Dopo i manicomi oggi siamo nelle mani della psico giustizia

Alda Merini, con i suoi versi, ci ricorda che la psico giustizia è un tema attuale e delicato, spesso sotto i riflettori nella società moderna. Dopo l'epoca dei manicomi, il dibattito sulla salute mentale si intensifica, mostrando quanto sia fondamentale garantire diritti e dignità a chi soffre. La sua esperienza trasforma il dolore in poesia, invitandoci a riflettere su un sistema che deve evolversi per abbracciare la fragilità umana. Un invito a non dimenticare.

«Le mie impronte digitali prese in manicomio hanno perseguitato le mie mani come un rantolo che salisse la vena della vita, quelle impronte digitali dannate sono state registrate in cielo e vibrano insieme ahimè alle stelle dell’Orsa Maggiore». Sono versi di Alda Merini, l’immensa poetessa che fu ricoverata coattivamente e che ha – novella Erasmo da Rotterdam – narrato l’elogio della follia. Che la nostra società ha espunto, occultato confondendo la rimozione della sofferenza psichiatrica con la cura. C’è voluto un saggio – il secondo dacché nel primo si è occupato della medicina non convenzionale e dei suoi delicatissimi aspetti giuridici – dell’avvocato Filippo Teglia, che esercita a Foligno in Umbria, è docente a contratto all’Università di Perugia, per squarciare un velo di omertà sul disastro del post-Legge 180. 🔗 Leggi su Panorama.it

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