La poetica degli scarti e il nostro mal di vivere

Nel giugno del 1925, Eugenio Montale dà vita alla sua opera prima, "Ossi di seppia", segnando un punto di svolta nella poesia del Novecento. Con l'editore Piero Gobetti, giovane visionario, nasce una nuova poetica che esplora la bellezza degli scarti e il mal di vivere. Questo connubio tra fragilità e grandezza invita a riflettere su quanto i rifiuti possano raccontare di noi, rivelando una verità profonda e inaspettata.

Giugno 1925 il poeta (e ragioniere) Eugenio Montale (1896-1981), dopo aver scartato quello provvisorio di Rottami, pubblica la sua opera prima con l’evocativo titolo Ossi di seppia, una pietra miliare della poesia del Novecento. L’editore è il giovanissimo e intraprendente Piero Gobetti (1901-1926), un liberale creatore di alcune riviste degli anni ’20 oltre all’omonima casa editrice, consapevole del fatto che un «volume d’eccezione e di gusto» come quello di Montale potrà avere scarsa udienza presso un vasto pubblico; ma non pensa al soccorso delle recensioni, su cui viceversa conta il poeta ligure. 🔗 Leggi su Liberoquotidiano.it

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