Ernesto Pellegrini quel legame ideale coi Moratti e la stagione magica di Trapattoni | Unire le persone era il suo stile
Nel cuore di Milano, la storia di Ernesto Pellegrini emerge come un simbolo di connessione e passione per l’Inter. Trent’anni fa, ha passato il testimone a Massimo Moratti, ma il suo approccio relazionale è ancora vivo. Questa visione della squadra come famiglia si riflette nel trend attuale dello sport: l’importanza delle comunità. Un legame che va oltre il campo, rendendo l’Inter una vera e propria casa per tutti i tifosi.
MILANO – “Entrambi hanno sempre pensato che l’Inter sia prima di tutto una relazione tra le persone”, dice Milly Moratti: Ernesto Pellegrini che trent’anni fa passò il testimone della Beneamata a suo marito Massimo, “era il papà” di quell’idea. Ragioniere figlio di ortolani del quartiere Monserchio, milanese self made fondatore di un gruppo della ristorazione che fattura 24 milioni e fa lavorare undicimila persone, “imprenditore attento al sociale e presidente dell’ Inter dei record di Trapattoni – riassume il sindaco Giuseppe Sala –. Milano lo ricorderà sempre con affetto”. Tutto il cordoglio per la sua morte, a 84 anni e proprio “in un giorno speciale per la sua amata Inter” che ha giocato la finale di Champions col lutto contro il Paris Saint-Germain, osservano il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e quello della Triennale Stefano Boeri, tutto il “grande vuoto” che lascia, aggiunge l’europarlamentare di Forza Italia Letizia Moratti che piange “un amico”, sono attraversati da questa identità pubblica doppia e parallela: da un lato gli undici anni, tra l’84 e il ’95, in cui Pellegrini ebbe l’Inter “lasciando un’impronta indelebile nella memoria nerazzurra”, dice il presidente del Senato Ignazio La Russa, e dall’altro l’impegno civile, intensificato in questo millennio con la Fondazione Pellegrini e il ristorante Ruben al Giambellino: chiamato come un bracciante morto di freddo in una baracca ai bordi della metropoli che era suo amico da ragazzo, da un decennio, sei sere a settimana, fa mangiare cinquecento persone in difficoltà economiche in un posto grazioso, con un menù completo al prezzo simbolico di un euro; che si paga, diceva Pellegrini, “per una questione di dignità”. 🔗 Leggi su Ilgiorno.it

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