Il caso alla Scala Urlò | Palestina libera Maschera licenziata
Il recente incidente alla Scala di Milano, con l'urlo "Palestina libera" e il successivo licenziamento del maschera, riaccende il dibattito sulla libertà di espressione in contesti culturali prestigiosi. Questo evento si inserisce in un trend sempre più evidente: le arti come palcoscenico per questioni sociali e politiche. Una scelta coraggiosa che invita a riflettere su quanto sia importante dare voce alle istanze globali anche nei luoghi di alta cultura.
L’urlo " Palestina libera " dalla prima galleria della Scala. Uno striscione mai srotolato per l’intervento della polizia. Ora il licenziamento. Provvedimento reso noto ieri dal sindacato Cub, che ha generato polemiche e prese di posizione. Ripartiamo dalla sera del 4 maggio: al Piermarini è in programma un concerto organizzato dall’Asian development bank e dal Ministero dell’Economia. Nel Palco reale siedono Giorgia Meloni, il ministro Giancarlo Giorgetti e il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. In quei secondi, una ventenne universitaria – assunta come maschera con la formula del contratto rinnovabile di anno in anno (se lo studente lavoratore under 24 dimostra di essere in regola con gli esami) – grida Palestina libera: in sala, lo slogan si percepisce appena, visto che gli agenti della Digos, dislocati in vari punti della Scala per monitorare un evento che vede la partecipazione della presidente del Consiglio, bloccano subito la ragazza. 🔗 Leggi su Quotidiano.net

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Grida "Palestina libera" alla Scala davanti a Giorgia Meloni. Maschera licenziata dal teatro
Una donna, vestita con una maschera, è stata licenziata dopo aver urlato "Palestina libera" davanti a Giorgia Meloni alla Scala durante un concerto il 4 maggio.