L’uomo che salvò ottantamila capolavori dalla censura sovietica
Nel cuore della storia russa, un uomo si erge come eroe nel salvare ottantamila capolavori dall'oscurità della censura sovietica. La sua figura, simile a quelle dei serial killer che i vicini descrivono come normalità, nasconde un'impresa straordinaria. Scopriamo la vita di Igor Vitalyevich e il suo coraggio nell'affrontare un regime oppressivo, mantenendo viva la fiamma della cultura e della libertà artistica.
Il fatto che i serial killer vengano puntualmente descritti dai vicini di casa come uno che salutava sempre, non sta a significare che chiunque può trasformarsi in un assassino, ma che certe persone sono così rare da sfuggire completamente alla comprensione degli altri. Fu così per Igor Vitalyevich Savitsky, che fu scambiato per l’evaso di un manicomio, per un asceta giunto da un’altra dimensione e per uno scemo di guerra. Nacque nel 1915 nell’Impero Russo, quando i valzer manierosi degli Zar furono travolti dagli inni rivoluzionari di Lenin. Si fece uomo in clandestinità, minacciato dal concerto per fucile e orchestra di Stalin e a quarant’anni si illuse che la bacchetta di Khrushchev avrebbe mutato la melodia sovietica in un radioso poema sinfonico. 🔗 Leggi su Linkiesta.it

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