Regeni Descalzi Eni | Nessuno ci chiese di attivarci Da Egitto fui rassicurato ma non è stata fatta chiarezza
L'assenza di trasparenza sulle violenze subite da Giulio Regeni, giovane ricercatore scomparso in Egitto nel gennaio 2016, solleva interrogativi sulla responsabilità dell'Eni e delle istituzioni italiane. Nonostante l'emergenza della situazione, né la Farnesina né il governo Renzi hanno sollecitato l'azienda energetica a intervenire, lasciando Dubbi e incertezze sui legami tra affari e diritti umani nel contesto egiziano.
Né dalla Farnesina, né dal governo Renzi, l’ Eni fu sollecitata per attivarsi sul caso Regeni dopo la scomparsa del giovane ricercatore il 25 gennaio 2016, poi ritrovato senza vita, con visibili segni di tortura, il 3 febbraio seguente, lungo la strada tra il Cairo e Alessandria. Questo è quanto emerso dalla testimonianza, attesa e citata dalla famiglia, dell’ad della compagnia petrolifera, Claudio Descalzi, nel corso di una nuova udienza del processo sulla sparizione, le torture e l’omicidio del ricercatore italiano, che vede sotto accusa quattro 007 egiziani. Ovvero, Usham Helmi, il generale Sabir Tariq e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati del reato di sequestro di persona pluriaggravato (mentre al solo Sharif sono contestati anche i reati di concorso in lesioni personali aggravate e di concorso in omicidio aggravato, ndr)... 🔗 Leggi su Ilfattoquotidiano.it

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ALBERO PISTOIESE AL QUIRINALE
