Adriana Smith è cerebralmente morta ma per le leggi anti aborto è tenuta in vita per partorire
Adriana Smith, trentenne della Georgia, è un tragico simbolo di come le nuove leggi anti-aborto stiano trasformando il corpo delle donne in un campo di battaglia legislativo. Dichiarata cerebralmente morta, è costretta a rimanere attaccata a un respiratore per dare alla luce il suo bambino. Questo caso solleva interrogativi etici e giuridici: fino a che punto la legge può intervenire sulla vita e sulla morte? Una situazione che invita a riflettere sul futuro dei diritti umani.
Le ll’aborto introdotte in alcuni stati americani dopo l’abolizione della storica sentenza Roe v. Wade nel 2022 stanno iniziando a produrre effetti concreti, spesso drammatici. È il caso di Adriana Smith, trentenne della Georgia, dichiarata cerebralmente morta da oltre tre mesi, ma ancora attaccata a un respiratore artificiale per consentire al feto che porta in grembo di completare la gestazione. A raccontarlo è la madre, April Newkirk, in un’intervista all’emittente WXIA di Atlanta. La donna ha spiegato che la figlia ha iniziato ad accusare forti mal di testa più di tre mesi fa. Ricoverata all’ospedale Northside, era stata dimessa dopo aver ricevuto dei farmaci. 🔗 Leggi su Gravidanzaonline.it

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Adriana Smith, cerebralmente morta, è tenuta in vita perché per la Georgia non può abortire
Adriana Smith, dichiarata cerebralmente morta, resta in vita per la legge della Georgia, dove l’aborto è vietato dopo le restrizioni adottate nel 2022 con l’abolizione Roe vs Wade.
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Riporta gravidanzaonline.it: La donna si trova attaccata a un respiratore da oltre 90 giorni, perché per le leggi anti-aborto della Georgia non può interrompere la gravidanza dopo le sei settimane.
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Lo riporta leggo.it: Adriana Smith, una donna di 30 anni, infermiera, è stata dichiarata cerebralmente morta a febbraio a causa di una trombosi cerebrale, quando si trovava alla nona settimana di gravidanza.