Passione nera da Garlasco in giù
Sei affascinato dal lato oscuro dell’animo umano? La passione nera di Garlasco, tra misteri irrisolti e sospetti infiniti, svela come il delitto sia diventato una dipendenza collettiva. Ci chiediamo allora: quanto siamo davvero distanti dal crimine? Albert Camus aveva forse ragione, e il delitto è più vicino di quanto pensiamo... Una ricerca che ci invita a riflettere sulla natura umana e sui nostri limiti morali.
“Ogni uomo è un criminale senza saperlo”. Albert Camus ci aveva visto giusto? E’ per questo che il delitto ci intriga così tanto? Una sorta di dipendenza nazionale: il delitto di Garlasco a colazione, il giallo di Trieste a pranzo e l’omicidio di Rimini a cena, ma non ci basta mai. Una sorta di bulimia trasversale, di fissazione collettiva: tutti a indagare, parteggiare, sospettare, condannare, fino a quando, come succede più o meno nel novanta per cento dei casi, il rubinetto delle “novità” non si prosciuga definitivamente e si passa ad altro. Nuova vittima, nuovi indagati, nuove interminabili diatribe televisive che ormai neanche le sentenze passate in giudicato da anni possono arginare. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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Passione nera, da Garlasco in giù - La passione nera da Garlasco in giù rivela come il crimine susciti profondi impulsi e curiosità. Le parole di Camus, “Ogni uomo è un criminale senza saperlo”, sfidano a riflettere sul sottile confine tra moralità e colpa.
Ci mancavano giusto le Gemelle: e, infine, nella saga nera del delitto di Garlasco sono arrivate anche loro, le sorelle Cappa. Per chi ha una certa età, sentire quel suono evoca il fattore K (come Kommunismus) coniato dall’acribioso ingegnere Alberto Ronche Vai su Facebook
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