Netanyahu la guerra come fine e non come mezzo
Benjamin Netanyahu ha ormai redefinito la guerra, vedendola non più come un mezzo, ma come un fine. In un contesto dove la geopolitica si mescola al cinismo e la diplomazia si trasforma in arma di sopravvivenza, il conflitto a Gaza si amplia, diventando il prolungamento delle sue strategie e visioni, oltre i confini dell’emergenza immediata.
C’è un punto in cui la geopolitica diventa cinismo, e la diplomazia si trasforma in un’arma al servizio della sopravvivenza personale. Benjamin Netanyahu ha superato da tempo questa soglia. Il conflitto in corso a Gaza non è più soltanto una guerra contro Hamas: è diventato il prolungamento della sua agenda personale, il bastone con cui tenere in scacco una società divisa, un Parlamento ostile, una Giustizia che non smette di indagare. E intanto, a pagare sono i civili. Sempre e soltanto loro. Una guerra utile, un massacro calcolato. 🔗 Leggi su It.insideover.com
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Netanyahu, la guerra come fine e non come mezzo
Benjamin Netanyahu ha trasformato la guerra in un fine, superando il confine tra geopolitica e cinismo.
Netanyahu, 'a Doha si discute anche della fine della guerra'
A Doha, Netanyahu e i negoziatori discutono la fine del conflitto. L’ufficio del primo ministro israeliano ha affermato che il team negoziale lavora per esplorare ogni opzione, dal protocollo Witkoff alla cessazione completa delle ostilità, inclusi rilascio di ostaggi e accordi di pace, puntando a una soluzione duratura in un contesto di crescente tensione.
Netanyahu: «A Doha si discute di un possibile accordo per la fine della guerra»
A Doha, Netanyahu discute un possibile accordo per porre fine alla guerra con Hamas. L’Ufficio del premier israeliano annuncia che l’intesa prevederebbe la cessazione dei combattimenti, il rilascio di tutti gli ostaggi, l’espulsione dei terroristi di Hamas e il disarmo della Striscia di Gaza, segnando una svolta nelle trattative per la pace.
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