La partita di Trump tra business e identità
Le recenti vicende di Trump in politica estera hanno acceso un acceso dibattito sull'ambivalenza tra il suo ruolo di businessman e le sue vere intenzioni come leader. In poche settimane, l’ex presidente è stato dipinto come alleato di Putin e amico del mondo arabo, riflettendo le complesse tensioni tra identità personale, affari e strategia geopolitica.
In queste giornate si fa un gran discutere degli atteggiamenti di Trump in politica estera. Nel giro di poche settimane il presidente degli Stati Uniti è stato raccontato in ogni modo: da miglior alleato di Putin, quasi un sodale, a miglior amico di quel mondo arabo sotto i cui tetti dorati si sono rifugiati fior di terroristi jihadisti. Nel mezzo, per non farci mancare nulla, è stato descritto anche come traditore dell’Europa e calabraghe con la Cina. Cosa c’è di vero? Tutto e niente. È indubbio che questa Casa Bianca abbia deciso di poggiare la ripresa americana sull’asse cartesiano del business e di declinare la tesi dell’American First in modo spregiudicato. 🔗Leggi su Liberoquotidiano.it
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