Sì anche scrittore

Negli anni Novanta, a Caserta, un curioso studente di scuola media chiese all'insegnante di Italiano dove si potesse ottenere la licenza poetica. Questo fraintendimento svelava l'ingenuità di un giovane in cerca di risposte, pronto a esplorare un mondo in cui le regole sembrano piegarsi all'estro dei grandi autori. La poesia, un linguaggio ormai misterioso.

A inizio anni Novanta, a Caserta, uno studente di scuola media domandò all’insegnante di Italiano dove si prendesse la licenza poetica: aveva infatti frainteso e creduto che la licenza poetica – invocata dalla prof. per giustificare qualsiasi deroga formale si concedessero i grandi autori da manuale – fosse un pezzo di carta a mo’ della licenza elementare o della licenza di pesca, “un foglio scritto che permetteva alle persone di trasgredire alla grammatica”. Il ragazzino in questione era in classe con Arnaldo Greco, che lo racconta nell’intelligentissimo E anche scrittore (Utet, 170 pp., 18 euro; ne ha parlato Michele Masneri in un paginone sul Foglio del 3 maggio). Oramai cresciuto, il protagonista dell’aneddoto si sarà forse vergognato di ritrovarsi in un libro o forse no: più probabilmente, farà parte anche lui della caterva di italiani che ha capito come la licenza poetica non venga rilasciata da nessuno, ma si debba concedersela autopromuovendosi, con l’arraffarla e porsela sul capo come Napoleone fece con la corona. 🔗Leggi su Ilfoglio.it

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