Le proteste pro Gaza smascherano l’ipocrisia dell’Eurovision
Le recenti proteste pro Gaza durante l'Eurovision hanno rivelato l'ipocrisia dell'evento, mostrando che i fischi a Yuval Raphael non sono stati un semplice incidente. Non si tratta di una "minoranza rumorosa", ma di un chiaro sintomo di un malcontento più profondo. Nell'edizione 2025 di Basilea, questo tema si imporrà con ancora maggiore urgenza.
I fischi a Yuval Raphael non sono stati un incidente. Non sono stati «una minoranza rumorosa», come si è affrettata a dire l’ European Broadcasting Union (Ebu). Non sono nemmeno solo un gesto contro Israele. Sono un sintomo. L’ennesimo. Nell’edizione 2025 dell’ Eurovision Song Contest di Basilea le crepe sono diventate fratture. E non si possono più ignorare. Tutto è stato politicizzato, altro che “solo musica”. L’artista israeliana si è esibita tra gli applausi e i fischi, dopo giorni di tensione, minacce e proteste. Ai margini dell’arena svizzera sventolavano bandiere palestinesi, cartelli con la scritta “nessun applauso per un genocidio ” e “si canta mentre Gaza brucia”. Raphael ha raccontato di essersi salvata nel massacro del 7 ottobre fingendosi morta. La sua partecipazione, il suo brano, la sua storia: tutto era carico di significati. 🔗Leggi su Lettera43.it

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Le notizie più recenti da fonti esterne
Le proteste pro Gaza smascherano l’ipocrisia dell’Eurovision
Riporta lettera43.it: La protesta contro la cantante israeliana Yuval Raphael è l'ennesimo sintomo. All'Eurovision mancano valori e coerenza etica.
Basilea, proteste pro Gaza alla parata dell'Eurovision. Minacce alla cantante israeliana
msn.com scrive: Si inaugura la settimana dell’evento musicale con la sfilata degli artisti. E con un gruppo di manifestanti con gli striscioni “Cantiamo mentre Gaza brucia”.
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