Il cristiano e l’anima carnale L’attualità inattuale di Charles Péguy
Charles Péguy, morto prematuramente sui campi di battaglia della Marna nel settembre del 1914, ha segnato profondamente la transizione culturale tra XIX e XX secolo. La sua opera, esplorando il rapporto tra il cristiano e l'anima carnale, offre una riflessione attuale e provocatoria su temi di fede e identità, come sottolinea Massimo Borghesi nell’introduzione di questo libro.
Quando muore sui campi di battaglia della Marna nel settembre del 1914, Charles Péguy ha quarantuno anni. Una vita breve la sua, eppure in grado di lasciare una traccia profonda nella cultura europea tra XIX e XX secolo, tanto che, come scrive Massimo Borghesi nell’Introduzione di questo libro, egli può essere considerato a buon diritto “uno dei più grandi poeti cristiani del ’900, brillante saggista e autore dalla lingua e dalla prosa uniche”. La figura di Péguy si presenta caratterizzata da una straordinaria varietà di convinzioni e di posizioni, e non a caso alcuni lo hanno giudicato un personaggio radicalmente contraddittorio, teso a conciliare l’inconciliabile. In effetti, non è facile inquadrare un uomo che, come lui, fu comunista e tradizionalista, internazionalista e nazionalista, estremo di sinistra ed estremo di destra, uno che sente con la Chiesa e un anticlericale, un mistico e un giornalista arrabbiato. 🔗Leggi su Ilfoglio.it

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