La domanda che attraversa il cristianesimo | quando una guerra può dirsi giusta?
Nel contesto di un'Europa in conflitto e riarmo, l'elezione di Leone XIV solleva interrogativi profondi sul concetto di guerra giusta nel cristianesimo. In un'epoca segnata da minacce esistenziali e da un dialogo sempre più teso, il nuovo Papa, americano e mite, si confronta con la necessità di mediare tra fede, pace e la realtà delle armi.
C’è una strana consonanza nei giorni in cui è stato eletto il nuovo pontefice, Leone XIV. L’Europa vive un tempo inquieto, tra guerre ai confini, riarmo accelerato e parole che tornano a pesare, come “minaccia esistenziale”, “deterrenza nucleare”, “difesa comune”. E il nuovo Papa, americano, mite, agostiniano, ha già fatto capire di non voler essere un custode silenzioso. La scelta del nome – Leone – richiama un’idea di vigore, ma anche una tradizione di pensiero che affonda nel cristianesimo delle origini e arriva dritta a Sant’Agostino, vescovo di Ippona, dottore della Chiesa, primo grande pensatore a porsi la domanda che oggi sembra impronunciabile: quando è lecito, per un cristiano, impugnare le armi? Per Agostino, la guerra non è mai un bene. Ma può essere un male necessario. Non c’è celebrazione del conflitto, né giustificazione della violenza come strumento politico. 🔗Leggi su Ilfoglio.it

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