Favole dell’abbandono | L’urlo dell’umido

In un mondo dimenticato, l'umido si fa portavoce di storie di abbandono e solitudine. Le buste stracciate e i resti di un passato trascurato raccontano un urlo silenzioso, intriso di odori e memorie. Un viaggio nell'oscurità della nostra indifferenza, dove ogni scarto porta con sé un frammento di vita perduta. La natura, in un atto di resistenza, si fa testimone.

L’umido era affranto. Il primo caldo lo stava mettendo a disagio. Quell’odore, poi, costante. E quella maleducazione delle buste aperte, rotte, consumate, disfatte. Umide. Di più: acquose. Acqua di fosso. Acqua di stagno. Acqua da boutique degli orrori.“Sono anni che faccio questo, che mi prendo tutto” si raccontava.“Ho bisogno di cambiare” si diceva.“Ne ho il diritto” si incoraggiava.“Me lo merito” si spronava.Ma poi nulla cambiava.L’umido era umido. Era fatto per quello. Piccolo, semplice, compatto. Quelle erano le disposizioni. C’era ben poco da fare.Fu così che cominciò ad urlare.Iniziò piano, come una busta di plastica tra le mani di un bambino.Sembrava il suono di un fischio rotto.Cominciò a crescere. Erano voli di moscerini dalla sua bocca di fumi e di bucce tagliate. Battere d’ali infarinate in faccia agli avventori. 🔗Leggi su Lortica.it

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