Perdere il legame con gli altri significa morire anche se si resta in vita

Le piattaforme dei bookstore digitali sono piene di lettori che, dopo aver finito Un venerdì di aprile (Einaudi, 114 pp., 16,50 euro) di Donald Antrim, lo consigliano ad altri, soprattutto – citazione letterale – “se la vostra vita è stata influenzata dal suicidio”. Ayden, dagli Stati Uniti, la vede così: “Raccomandato sia alle famiglie sia alle persone che soffrono di tendenza suicide”. Ma in realtà questo libro è da consigliare a tutti gli altri, perché è a loro che lo scrittore si rivolge, chiamando in causa chi è estraneo ai fatti con domande del tipo: “Quali erano i miei crimini? E quali sono i vostri? Che cosa vi aspettate?”. Donald Antrim ha scritto una lettera per parlare con quelli che non sanno, con quelli che non immaginano. (E risponde: “Io mi aspettavo la povertà, l’abbandono da parte dei familiari che mi erano rimasti, l’incapacità di scrivere. 🔗Leggi su Ilfoglio.it

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