L' anima scolpita di Odessa

Odessa, 18 aprile. Del coprifuoco, che qui si chiama l’Ora del comandante, si bada solo all’ora in cui “scatta”: a mezzanotte, da un bel po’, prima era alle 22. La gente, si capisce, bada a rientrare in tempo. Dell’ora in cui il coprifuoco finisce, non importa se non ai camionisti e ai frugatori nella spazzatura. Gli altri se ne stanno a dormire, se ci riescono. Finisce alle 5, e così decido di andare a fare, un minuto dopo, il mio reportage sulla vita cittadina che ricomincia. Ancora buio, le luci di strada accese (si spegneranno alle 6,48, a giorno fatto) ci sono 7 gradi, si sta bene. C’era stato l’allarme, ieri sera, ma la notte è passata in silenzio. Sotto le mie finestre, nel pieno centro, dalle 3 e mezza i camion della pulizia, che innaffiano e spazzano, non fanno che passare e ripassare, impressiona questa cura delle strade e ancora più delle aiuole, tutte fiorite, viole tulipani peonie rose narcisi, e non è per i turisti, che non ci sono, e anche i cittadini pochi. 🔗Ilfoglio.it
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