La fragilità feroce di Queer rivive nel film più rischioso di Guadagnino

«Non è proprio il suo libro migliore», dice Barry Miles a proposito di “Queer”, il romanzo di William Burroughs da cui Luca Guadagnino ha tratto il suo ultimo film, finalmente in uscita in questi giorni. Miles, autore di “Io sono Burroughs” (Il Saggiatore), la più poderosa biografia dello scrittore americano, forse il più stimato dal punto di vista letterario del gruppo che diede vita alla beat generation negli anni Cinquanta, ricorda i giorni in cui a casa dello scrittore, a Lawrence, nel Kansas, lavorando nel suo archivio, si imbattè in un blocco di pagine numerate. «Era il 1972, stavo catalogando diversi materiali, e di quel blocco di pagine riuscii a ricavare un senso solo dopo diversi mesi di paziente lavoro. Alla fine ebbi il manoscritto completo in pagine originali, copie carbone, fotocopie, con solo due pagine mancanti. 🔗Linkiesta.it
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