Tutto il mondo è spettatore | così Andrea Tagliapietra usa il teatro per parlare di società

Fra le metafore elaborate dalla cultura occidentale, pochissime si sono rivelate pervasive e durevoli quanto quella del theatrum mundi. Ne ho già parlato in un precedente post a proposito di un saggio del sociologo americano Richard Sennett, che rilancia l’analisi della vita quotidiana come intessuta di azioni (performance) e rappresentazioni messe in scena dagli individui in quanto attori sociali.Il libro di oggi, che ha come autore uno storico della filosofia (Il lettore e lo spettatore. Due metafore dell’esistenza, Donzelli, 2024, di Andrea Tagliapietra), si serve della metafora teatrale per scopi opposti, in sostanza. E cioè per evidenziare l’imporsi progressivo, nella modernità, non dell’attore ma dello spettatore, da intendersi come una modalità dell’esistenza, la figura emblematica di un mondo concepito (alla Guy Debord) come un ininterrotto “spettacolo”, al quale non si può fare altro che assistere in maniera passiva e al fondo disinteressata, senza un reale coinvolgimento intellettuale e sentimentale, per catastrofico o apocalittico che esso sia.
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