La riscoperta di Kurosawa e la sua influenza sul modo di fare cinema

Prima dei western di Sergio Leone, di quelle sue inquadrature fisse sugli occhi, sul sudore che imperla la fronte, che scivola sulle labbra e che si ferma tra i capelli, e prima di Guerre Stellari di George Lucas, delle spade laser, delle rese dei conti su altri pianeti, di padri che odiano i figli e di figli che, alla fine, raccolgono le colpe dei padri, c’è stato Akira Kurosawa, l’uomo che ha portato il cinema giapponese fuori dal Giappone e che è stato in grado di condizionare chiunque: registi più o meno importanti, cineasti più o meno famosi; artisti con velleità più o meno consistenti.Akira Kurosawa con George Lucas e Steven Spielberg nel 1990 (Getty Images). E non solo nella settima arte, attenzione: nella letteratura, in tv, anche nei videogiochi. Pensiamo, per esempio, ai cortometraggi contenuti nell’antologia Star Wars: Visions, che si avvicinano ancora di più alla sostanza del cinema di Kurosawa; o a Ghost of Tsushima, dove esiste una modalità di gioco ribattezzata “Kurosawa”.
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